L’Odissea: donne chiave nella storia di Ulisse

L’Odissea, oltre ad essere un’epopea che narra le avventure di Ulisse, è una storia ricca di personaggi femminili che emergono per la loro forza e influenza. Queste donne non solo arricchiscono la trama, ma animano la storia attraverso le loro interazioni con Ulisse e le loro azioni che influenzano il corso degli eventi.

 

Penelope: La Fedeltà e l’Astuzia

Penelope, sposa di Ulisse, è il simbolo della fedeltà e dell’ingegno. Mentre attende il ritorno del marito, affronta sfide continue, a cause delle pressioni dei Proci – un gruppo di nobili dell’isola di Itaca che, approfittando dell’assenza prolungata di Ulisse, corteggiano Penelope, nella speranza di sposarla -.

Per tenere a bada i Proci e guadagnare tempo, Penelope escogita un ingegnoso stratagemma: promette che sceglierà uno di loro come nuovo marito non appena avrà terminato di tessere un sudario funebre per Laerte, il padre di Ulisse. Ogni giorno, Penelope lavora al telaio tessendo il sudario, ma ogni notte, di nascosto, disfa il lavoro fatto durante il giorno. In questo modo, riesce a ritardare la scelta di un nuovo sposo per diversi anni, mantenendo viva la speranza del ritorno di Ulisse.

“Con queste astute parole li ingannava, e loro, udendo, ne rimanevano persuasi” Odissea, Libro 2

La storia di Penelope ha ispirato numerose opere moderne. Tra le più note:

“Penelope” di Margaret Atwood: questo racconto fa parte della raccolta “The Penelopiad” (La Penelopiade), in cui Atwood reinterpreta l’Odissea da un punto di vista femminile, concentrandosi su Penelope e le dodici ancelle impiccate da Ulisse al suo ritorno.

 

Circe: un Archetipo di Potere e Trasformazione 

Nella mitologia greca, Circe, figlia del dio del Sole Elios e della ninfa Perse, è una maga dell’isola di Eea. Nell’Odissea, la incontriamo come una figura che coniuga potere sovrannaturale e profondità emotiva.

Il rapporto tra Circe e Ulisse si trasforma da iniziale antagonismo a una storia d’amore. Questa evoluzione rivela la capacità di Circe di provare sentimenti umani, come amore ed empatia, al di là della sua natura divina.

Quando Circe, per ordine di Zeus, deve lasciare andare Ulisse, la sua sofferenza è profonda e carnale. Tuttavia, dimostra una grande forza interiore nel rispettare il destino.

Circe è un simbolo vivido di potere femminile e di trasformazione, una figura che, attraverso il suo viaggio emotivo e relazionale, diventa un modello di resilienza e saggezza anche nella cultura contemporanea.

 

Nausicaa: l’Innocenza e l’Ospitalità

Nausicaa è una delle figure più affascinanti e delicate dell’Odissea. Figlia di Alcinoo, re dei Feaci, e della regina Aretè, Nausicaa appare nel poema come una giovane principessa di notevole bellezza e virtù.

“Nessuna delle donne mortali che oggi respirano sulla terra può vantare di averla pari, né nella figura né nella statura.” Canto VI, verso 100-109

Nausicaa svolge un ruolo cruciale quando incontra Ulisse, naufrago e privo di tutto, sulla spiaggia dell’isola dei Feaci. La sua reazione alla vista di Ulisse è un esempio perfetto dell’importanza dell’ospitalità (xenia) nella cultura greca antica.

Nonostante la sorpresa iniziale e il timore naturale di fronte a uno sconosciuto, Nausicaa non esita a offrire a Ulisse cibo, vestiti e indicazioni per raggiungere il palazzo.

L’ospitalità, o xenia, era considerata una legge morale non scritta, fondamentale nell’antica Grecia. Un codice di condotta che regolava le interazioni tra ospiti e ospitanti.

L’ospitalità includeva la protezione dell’ospite, l’offerta di cibo, riparo e conforto, e spesso un dono all’atto della partenza dell’ospite. Allo stesso modo, l’ospite doveva essere rispettoso e grato. Questa pratica era sostenuta dalla credenza che gli ospiti potessero essere divinità sotto mentite spoglie, come suggerito da storie nella mitologia greca, e dunque meritavano un trattamento onorevole.

 

Il Cuore di Calipso

Calipso, la ninfa dell’Odissea, incarna un intreccio di amore profondo e rinuncia dolorosa. Nella sua isola solitaria di Ogigia, incontra Ulisse, l’eroe errante, e si innamora di lui. La loro storia diventa una rappresentazione toccante di desiderio e libertà.

Calipso offre rifugio, amore e addirittura l’immortalità, ma non può colmare il vuoto nel cuore di Ulisse, che desidera il ritorno a Itaca, dalla sua famiglia. Calipso, benché potente nella sua divinità, si ritrova impotente di fronte al desiderio di libertà di Ulisse.

“E la divina tra le ninfe piangeva, perché l’amato non doveva più restare presso di lei, nella grotta profonda, caro al suo cuore”

Canto V, versi 151-153

La storia tra Calipso e Ulisse è intrisa di una struggente bellezza. Lei gli offre l’eternità al suo fianco, un gesto che esprime il suo desiderio di trattenere per sempre l’amato. Tuttavia, il destino chiama Ulisse altrove: “Ora però egli va, sospinto da un desiderio profondo, verso la patria. Anche io non lo trattengo contro la sua volontà, né potrei”

Canto V, versi 215-216

In queste parole si percepisce la rassegnazione di Calipso, che accetta con dolore la partenza di Ulisse.

Calipso, nell’Odissea, diventa così un simbolo potente dell’amore che deve cedere alla volontà e al destino. La sua storia con Ulisse è una risonanza emotiva che parla di sacrificio personale e di un amore così profondo da accettare la separazione per il bene dell’altro.

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